Cloud Computing: Tecnologie, Sicurezza, Affidabilità, Adottabilità - Bologna, 16 Aprile 2013

Ecco il programma del corso di formazione sul Cloud Computing che terrò il 16 Aprile 2013 a Bologna:

BOLOGNA, HOTEL MERCURE,  di fronte STAZIONE CENTRALE FF.SS.

16 aprile 2013 orario: 9.30 – 14.30

OBIETTIVI: il Cloud Computing, la “nuvola di dati” è un caposaldo dell'Agenda digitale italiana (vedi (decreto Crescita 2.0 convertito in legge - L. n.221/2012 – nello scorso dicembre): una possibilità di alimentare l’innovazione, stimolare la crescita economica e incentivare la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza del sia del settore pubblico, sia di quello privato. La giornata formativa è focalizzata sulla comprensione del concetto di "cloud" (sia aziendale che globale), sullo studio della sicurezza dei dati, sulle tecnologie esistenti e sugli sviluppi futuri. I partecipanti saranno dunque in grado di valutare se e come adottare il "cloud computing" nelle proprie infrastrutture.

PROGRAMMA: Introduzione approfondita al "Cloud" (cosa si intende per cloud, come ci si è arrivati, ecc.), comparazione tra approccio server tradizionale e "cloud" (sia locale che esterno), comparazione tra sicurezza nel cloud e nei server tradizionali (sicurezza dei dati, privacy, ecc.), criteri di scelta di sistemi cloud rispetto ai sistemi tradizionali, il Cloud come sistema dinamico rispetto al "monolitico" tradizionale, eventuali nuove problematiche. Analisi generale dei principali Cloud attualmente in circolazione, introduzione agli studi attuali per capire che direzione prenderà il "Cloud". Dimostrazioni pratiche. Quesiti dei partecipanti.

DOCENTE:  dott. STEFANO MARINELLI,  Esperto e consulente in materia di imprese pubbliche e private,  titolare della DragasIT, azienda specializzata in soluzioni informatiche e hosting

Per iscrizioni, informazioni o altro, visitare la pagina del corso presso la 3F-Former.

Considerazioni sull'Italia alla luce del terremoto dell'Emilia Romagna

Rovine a San Carlo

La "festa" del 2 Giugno sarebbe dovuta avvenire qui. Un palco in una tendopoli, a dare forza ai terremotati e a manifestare, appunto, l'unione dell'Italia. A ricordare che l'Italia e' fatta dagli Italiani, ovunque essi siano. Terremotati o volontari arrivati da ogni parte del Paese, che di fronte a certe cose dimostrano di essere un unico, fiero popolo.

Ma quando ci sono 15.000 persone fuori casa e le autorità sono a Roma a fare parate mussoliniane, dicendo che chi non e' d'accordo "non sa cosa sta dicendo", permettetemi di dissentire ed essere critico verso un anziano che, recentemente, dimostra sempre piu' dover andare in pensione. O di essere di nuovo troppo accondiscendente nei confronti di una INTERA classe politica, che andrebbe rimossa da qualunque ruolo pubblico. Per sempre.

Tante parole ma, come al solito, pochi fatti.

L'Emilia può farcela da sola, senza aiuti dallo Stato. Basterebbe azzerare o ridurre la pressione fiscale, per un anno, e tutto tornerebbe come e meglio di prima.

La linea del governo, invece, sembra essere quella rimandare il problema. Aumentare la pressione fiscale, su tutti, per risanare i conti dello Stato. Impoverire i cittadini per arricchire lo Stato. Non sono un professore di economia, forse sbaglio le mie valutazioni, ma aumentare le tasse significa ridurre il potere d'acquisto, che di rimando riduce le transazioni commerciali (per i cittadini, non di certo per i grandi gruppi bancari che, anzi, sono sempre più ricchi), dunque l'introito fiscale. Ma, NELL'IMMEDIATO, l'effetto è positivo. Poco importa se poi ci sarà un effetto rimbalzo: per quell'epoca, saranno ottuagenari. Questa è stata la filosofia che, dagli anni '80, ha portato ad un progressivo impoverimento del nostro Paese.

La sospensione o riduzione del carico fiscale dell'Emilia potrebbe funzionare:

Se il datore  di lavoro paga meno tasse sullo stipendio del dipendente, può girargli parte della differenza. E lui, con quei soldi,  può risistemare la sua casa. Dando lavoro alle imprese di costruzioni e di impianti. Dando lavoro ai produttori di materiale edile. E così via.

Il datore di lavoro, pagando meno tasse, può risistemare l'azienda, ed investire, magari assumere.

Purtroppo non sarà una soluzione praticabile: c'è troppo bisogno dei soldi degli Emiliani, altrimenti chi paga poi le spese? Ennesima dimostrazione che in Italia c'è un problema di fondo, specialmente quando si parla di tasse e servizi.

Le accise sulla benzina sono arrivate subito. Aggiungendosi alle altre. Probabilmente per sopperire alla mancanza di guadagni legata proprio allo stop della produzione industriale in mezza Pianura Padana. Inutile dire che di quelle accise, al momento, qui non si è visto nulla. E dubito che si vedrà qualcosa.

Gli Italiani sono ancora fermi all'epoca dei Comuni, hanno una forte identità locale ma una scarsa identità (anzi, orgoglio) nazionale. Basti pensare a ciò che accade all'Estero: critichiamo sempre tutto ciò che avviene in Patria, giudicando bello e giusto quello che fanno gli altri, quando invece dovremmo capacitarci dei nostri punti di forza. Che, spesso, sono di gran lunga migliori delle apparenti efficienze straniere.

Ma finché si continua a festeggiare la Repubblica a Roma, richiamando migliaia di militari a fare inutili parate quando sarebbero stati molto più utili a poche centinaia di chilometri da lì, dove le persone sono in mezzo ad una strada, sotto una tenda, con case sbriciolate e posti di lavoro svaniti in un lampo, nonché strade impraticabili per i detriti che le invadono che aspettavano solo qualche paio di braccia che le liberi, gli Italiani continueranno ad essere insoddisfatti. Per lo meno, gli Italiani che lavorano. Per lo meno, gli Italiani che hanno il PRIVILEGIO di poter lavorare.

Forse è proprio questo quello che vogliono, perché se gli Italiani fossero compatti, per una volta, avrebbero già cacciato (quasi) tutti i loro politici a calci nel sedere, già da qualche decennio, e impedito che ci fossero dei pilotati ricambi generazionali.

Sveglia, Italia.

E' morto Steve Jobs

E' morto Steve Jobs, uno dei più grandi visionari degli ultimi decenni. Ha lasciato un segno, in questo mondo, e ha cambiato per sempre la linea "guida" della tecnologia.

Io stanotte Steve Jobs l'ho sognato. Ho sognato che ero atteso ad un incontro di lavoro e d'un tratto appariva lui. Non il lui malaticcio di questi ultimi anni, ma il lui forte dei primi anni 2000, in forma e combattivo. Mi guardava, sorrideva, faceva un gesto di approvazione e basta. Non diceva una parola, non diceva niente e io non ci parlavo perché mi rendevo conto che non potevo interagire con lui, perché era li ma non era li, come se fosse una visione. Sapevo che lui mi vedeva ma sapevo di non poter parlare con lui. Forse perché ieri sera, prima di andare a letto, pensavo al fatto che alla presentazione dell'iPhone 4s (dove "s" sta per sòla, a mio avviso) mancava proprio lui e s'è respirata non la solita aria da "ammmmmmazing", ma un'aria più sobria, meno accesa, meno "fanatica".  Steve è già mancato a qualche keynote, ma stavolta la sua assenza era in qualche modo "definitiva". Tim Cook è meno brillante, trascina comunque le folle ma non ha il potere carismatico di Steve. Il problema, appunto, è l'eredità lasciata dal suo predecessore. Un po', secondo me, Cook e gli altri sapevano che ormai mancava molto poco e che la notizia della morte di Steve sarebbe arrivata a giorni.

Le mie idee riguardo Apple sono sempre state contrastanti (buoni prodotti - troppo hype - ti abbandonano appena finisce la loro garanzia - chiusura completa del tipo "fai le cose come dico io e basta" - ecc), ma sono dell'idea che la morte di Steve Jobs porterà un cambiamento epocale. Again.

Finché non è arrivata Apple, le altre aziende sono sempre rimaste a godersi lo status quo, senza fare innovazione di alcun genere. Dieci anni di duo Nokia-RIM, senza alcuna innovazione degna di nota, poi arriva iPhone e di colpo nascono Android, Meego, Maemo, Windows Phone 7, ecc.

E ora? Gli esperti si sbizzarriscono, chiunque dice la propria idea. Possono dire quello che vogliono: che Steve abbia senza dubbio lasciato dei validi collaboratori al comando, ecc.

Io dico la mia: Steve era anche un accentratore, un grandissimo egocentrico, un visionario che amava fare le cose come diceva lui e voleva che TUTTI le facessero come voleva lui (si pensi all'iPhone - sigillato per suo volere, e qualsiasi piccolo dettaglio è stato organizzato secondo sua scelta, non del mercato). Steve ha lasciato qualche idea e qualche linea guida, ma nel suo egocentrismo lo portava a sognare che morto lui, il mondo se ne sarebbe accorto.

iPhone 4S, per me, ne è il primo esempio: hanno preso l'hardware dell'iPad, l'hanno messo sull'iPhone (migliorando la fotocamera. Stop. Tutto il resto sono chiacchiere), hanno preso l'app "SIRI" che da anni era disponibile su Appstore su QUALUNQUE iPhone e iPod Touch, l'hanno rimossa e ne hanno fatto il cavallo di battaglia di iPhone 4S.  Dov'è, stavolta, l'innovazione? Non c'è.

Steve non c'è più. Ce ne accorgeremo molto, molto presto. Ci mancherà.