Meglio Debian o Ubuntu su Server?

Debian VS Ubuntu

Preambolo

Da quando è uscita Ubuntu, ormai più di dieci anni fa, il panorama delle distribuzioni GNU/Linux è cambiato. Ubuntu ha cercato di creare un sistema completo, semplice da installare e usare. Canonical ha stabilito una politica di aggiornamenti chiara e precisa, distinguendo tra rilasci normali e LTS, e un calendario di supporto stabiito prima ancora dell'uscita della versione stessa.

Ho più volte parlato di Ubuntu, e già otto anni fa ne davo un giudizio abbastanza positivo. In questi otto anni, la posizione della distribuzione basata su Debian più famosa al mondo (ahimè, più di Debian stessa) si è consolidata e ha raggiunto una sua importante fetta di mercato. In un mio lamento dello scorso anno ho criticato il passaggio a Unity e nel complesso la strada che le distribuzioni stanno prendendo, sempre meno fedeli al proprio progetto iniziale e sempre più ricche di effetti speciali (market di applicazioni, di contenuti, ecc. Ma non bastavano i cari, vecchi repository?)

Una delle critiche maggiori che ho sempre mosso a Debian è la mancanza di prevedibilità sul supporto a lungo termine. Debian esce "quando è pronta" e da quel momento inizia il conto alla rovescia sugli aggiornamenti di sicurezza della release precedente. Sempre tempi abbondantemente lunghi, ma ci sono server su cui non si può dover aggiornare ogni due anni. Gestisco dei server contenenti siti di e-commerce, ed essi sono stati ottimizzati a puntino sulle specifiche versioni delle piattaforme installate, ad esempio sulla versione di PHP. In questi casi, un aggiornamento potrebbe richiedere un importante lavoro di rifacimento, di risistemazione e di sviluppo moduli e il cliente non è sempre rapido o ben disposto sull'effettuazione delle modifiche. "Ma non possiamo lasciare tutto alla versione attuale? Sembra funzionare bene! Se non facciamo modifiche, perché dovrebbe smettere di andare?", chiedono. E quando rispondo che "No, non si può fare, ci bucherebbero il server in men che non si dica", mi guardano come se stessi cercando di fregarli o di mettere fretta.

Debian Stable vs Ubuntu LTS

Dopo alcuni scambi di opinione1 con alcuni clienti proprio in merito a queste problematiche, ho iniziato a pensare che avrei avuto bisogno di una distribuzione più prevedibile. Un supporto di cinque anni, ad esempio, sarebbe stato sufficiente per gestire la situazione al meglio. CentOS ha un supporto addirittura più a lungo termine, ma non ho mai avuto particolare simpatia per le distribuzioni rpm-based. Probabilmente sbaglio, ma ho sempre avuto la sensazione che fossero difficilmente aggiornabili. Hanno un supporto a lungo termine, ma aggiornare diventa più complesso. Sono dunque sempre stato più legato alle distribuzioni deb-based, e ho iniziato a valutare le candidate. La scelta è stata quasi automatica: Ubuntu LTS.

Vantaggi rispetto a Debian (al momento della scelta):

  • Aggiornamenti di sicurezza automatici. Non sono mai stato un fan degli aggiornamenti automatici, ma a volte è necessario, specialmente quando si tratta di aggiornamenti di sicurezza. Se si hanno in giro centinaia di server attivi e in produzione, non si riesce ad aggiornarli tutti prima che qualcuno tenti di sfruttare la falla appena pubblicata. Gestibile anche su Debian con gli unattended-upgrades, ma test fatti allora non davano buoni risultati.
  • Supporto a lungo termine, dunque un tempo di vita prevedibile e concreto, senza sorprese.
  • Moderno, generalmente Kernel e versioni delle applicazioni principali sono più recenti di quelle inserite nella Debian Stable
  • Ottimizzato, a parità di installazione, Ubuntu sembrava decisamente più performante, grazie anche alle configurazioni di base diverse specifiche per le poche architetture supportate
  • Miglior supporto per lxc

Ho dunque installato e messo in produzione moltissimi Ubuntu 12.04 LTS e, più recentemente 14.04 LTS su server. I risultati sono sempre stati buoni, nessun problema particolare e nessuna sorpresa negativa. A distanza di qualche anno, posso dunque dire che Ubuntu LTS su Server si comporta egregiamente, e lo consiglierei senza particolari esitazioni

MA...

Ad un certo punto, Debian ha annunciato un esperimento di supporto LTS per Squeeze. E ingranato la marcia. Wheezy e Jessie sono moderne, rispetto agli standard medi di release Debian, e decisamente tornate ai vecchi fasti. Supportano alcune delle belle funzioni introdotte da Ubuntu, e allo stesso tempo restano fedeli alla filosofia Debian originale.

Uno dei principali vantaggi di Debian rispetto ad Ubuntu LTS è il fatto che è, appunto, una distribuzione che tende a restare ferma, a meno di aggiornamenti di sicurezza. Un server richiede questo: stabilità e prevedibilità.

Ubuntu LTS, infatti, aggiorna spesso. TROPPO spesso. Ogni paio di giorni ci sono aggiornamenti da fare, non necessariamente di sicurezza. E questo, su server, non è il massimo. I Virtualmin che ho su Debian non mi scrivono mai nulla, mentre gli Ubuntu LTS si fanno vivi ogni paio di giorni: nel primo caso, installano da soli gli aggiornamenti di sicurezza e amen, nel secondo caso, invece, ogni giorno vengo allertato che ci sono degli aggiornamenti (non importanti) da fare. Il kernel, poi, è il più gettonato: mi basta non entrare in ssh per qualche giorno sulle Ubuntu che, al login successivo, appare il messaggio "È necessario riavviare per applicare gli aggiornamenti di sicurezza". Peggio di Windows, insomma :-)

Gli uptime che ho su Debian non li ho mai raggiunti su Ubuntu, principalmente per la ragione appena esposta. Confido in kpatch, perché non sempre è possibile riavviare senza problemi un server. Non per problemi di boot, ma di tempo di riavvio che, in alcuni casi, diventa estremamente alto e problematico.

Ad oggi, dunque, ho ricominciato ad installare server Debian al posto di Ubuntu LTS.

Conclusioni

Dopo 19 anni di Debian (eh, si, ho in giro roba con Debian dentro dal lontano 1996!) e 11 anni di Ubuntu, posso dire che, alla luce della mia esperienza, non c'è un vincitore e un perdente, ma sono entrambe delle ottime scelte, dettate più dalla preferenza personale che da vere e proprie motivazioni tecniche.

Personalmente, sto tornando ad installare Debian. Il supporto LTS aiuta negli aggiornamenti, e il minor numero di aggiornamenti inutili ne semplifica anche la gestione quotidiana.


  1. Chi lavora nel settore, sa bene che gli scambi di opinione con i clienti sono spesso molto più simpatici di quanto si possa pensare. Il cliente crede di capire tutto, perché ormai il web è solo una questione di click, l'informatico è sempre quello che cerca di fregare complicando le cose semplici, e la rete è pericolosa perché non abbiamo comprato "l'ultimo prodotto di sicurezza informatica" 

Furti di Inizio Carriera

Furti

Tutti noi abbiamo dovuto affrontare la famosa gavetta. Tutti abbiamo dovuto mandare giù dei bocconi amari, subire delle prepotenze, sottostare a dei compromessi inaccettabili quanto ridicoli. Il risultato è una profonda tristezza, un forte senso di insoddisfazione e di essere stato raggirato. La cosa peggiore è quando queste cose tornano a galla.

Non parlerò della prima, grande fregatura lavorativa (lo farò, più avanti), ma della seconda. O terza, a seconda dei punti di vista.

Mettersi in proprio è sempre stato un passo importante, che di solito andrebbe fatto ad una certa età, con una certa esperienza e con un certo parco di conoscenze. Farlo a 25 anni, in un posto in cui si hanno poche conoscenze e in un settore già sufficientemente saturo diventa ancor più difficile. E i primi anni sono duri, non si possono fare previsioni né pianificazioni di spesa. Le tasse ci sono (specialmente a quei tempi, senza il discorso dei regimi minimi), le spese anche, i clienti sono pochi e bisogna darsi da fare per farsi apprezzare e crearsi uno spazio.

Tornando a circa dieci anni fa, ero in quelle condizioni. Uscivo da una realtà lavorativa che mi aveva sicuramente stimolato ma, allo stesso tempo, trattato in maniera indegna, specialmente nella parte finale, e mi ero spinto verso una libera professione che stava partendo. Le cose non andavano male, ma c'era bisogno di incrementare il parco dei clienti e dei lavori. Sono situazioni tipiche, e il passaparola diventava importante. Non esistevano neanche i social network, allora.

Avevo da poco guadagnato un cliente, uno Studio Legale, che occupandosi di diritto internazionale aveva rapporti quotidiani con l'Estero. In pratica, le loro bollette telefoniche erano stratosferiche proprio perché il 90% delle chiamate era intercontinentale, una situazione dispendiosa e poco pratica.

Dopo un colloquio, decisi di proporre l'installazione di un server VOIP dedicato nel loro studio, suggerendo loro l'apertura di un contratto con un importante fornitore di fonia VOIP nazionale. Mi avrebbero pagato SE avessero effettivamente risparmiato, e non spesero nulla per l'installazione del server in quanto riutilizzai un vecchio PC che avevano in studio e che avevano dismesso. Debian Linux come base, Asterisk (anzi, il defunto CallWeaver) come centralino.

Dopo un mese, mandai la fattura di qualche centinaio di euro per il lavoro: il cliente aveva già risparmiato oltre duemila euro di telefonate, ed era soddisfattissimo perché la linea tradizionale dello studio era ora più libera per chiamate locali e per ricevere. Un successo stratosferico, di cui andavo fiero.

Dopo alcuni mesi, causa installazione di altri telefoni VOIP in studio, l'Avvocato mi presentò un suo amico d'infanzia, un titolare di una azienda Informatica. Parlammo un po' e trovammo alcuni punti in comune: loro volevano intraprendere una gestione sistemistica Unix, nonché la fornitura di sistemi VOIP e un altro servizio, che però non citerò per evitare ripercussioni.

La loro proposta era di assunzione, ma per varie ragioni preferivo mantenere il mio status di libero professionista. Mi fecero dunque una proposta ancor migliore, ma rifiutai, e ci accordammo per una collaborazione continuativa a contratto di fornitura. Volevo mantenere libertà e partita IVA, invece che essere assunto. L'opposto di ciò che accade oggi ai giovani, che vengono costretti a prendere le partite IVA per non dover dare le tutele (e pagare le altissime tasse) che un normale contratto richiederebbe.

Andai varie volte nella loro sede e realizzammo un sistema perfettamente funzionante, andammo anche da alcuni clienti a proporlo (insieme, in quanto ero l'unico a sapere come fosse stato sviluppato), che denotarono interesse ma che, essendo estate, rimandarono a periodi successivi. Rimasi d'accordo, con l'azienda, che ci saremmo risentiti dopo l'estate e che mi avrebbero riconosciuto una percentuale sulle forniture. In caso di mancanza di forniture, mi avrebbero pagato comunque la consulenza.

Non li ho più sentiti e dopo la sospensione Natalizia decisi di telefonare. Mi risposero con estrema cortesia: il progetto non aveva preso piede, e vista la situazione mi chiedevano la gentilezza di sorvolare sulla fattura, promettendomi alcuni progetti successivi con date ed entità certe. Un po' dubbioso ma accettai, in quanto non vedevo grosse alternative. Non ero nelle condizioni di mettermi a fare casino e avevo più interesse ad andare avanti. Dunque lasciai stare.

Dopo circa un anno, mi telefonò l'Avvocato dello Studio: c'era urgenza di aggiungere alcuni account VOIP e casualmente erano presenti due tecnici dell'azienda del suo amico. Mi chiedevano le password di root, per procedere. Le negai, dicendo che all'interno (vero) c'erano delle parti di software da me scritte e di proprietà intellettuale. Mi assicurò che nessuno le avrebbe toccate o viste e che, per legge, ero tenuto a fornire le credenziali in quanto il server era di loro proprietà, nei loro locali, e non c'era alcun vincolo contrattuale che li legasse a me per le modifiche in oggetto.

Presi tempo, con la scusa di dover rientrare e trovare la password (cosa peraltro vera) e mi documentai. L'Avvocato, ovviamente, aveva ragione. Fornii la password. Mi ringraziarono e la conversazione terminò.

Neanche due giorni dopo, il mio server OpenVPN mi notificò che c'era un'altra macchina, con la stessa chiave, che stava tentando di collegarsi alla mia rete. Alias, avevano clonato il server e lo avevano avviato. Come e perché lo potevo immaginare: due mesi dopo, sul loro sito sbandieravano che stavano realizzando un server VOIP casualmente con le stesse caratteristiche di quello che avevo realizzato per lo studio legale.

Ero giovane, non fesso. Avevo inserito un kill-switch1, per cui consentii alla loro macchina di collegarsi alla mia VPN e attivai la procedura. In pochi minuti, la macchina smise di chiedere l'accesso via VPN. E non ha più cercato di farlo. Dal loro sito sparì il progetto di realizzazione di server VOIP, e non è più riapparso.

Discorso diverso per il servizio che avevo sviluppato per loro. Pochi mesi dopo, iniziarono a fornirlo pubblicamente sul loro sito, a canone. Li contattai, e mi ripeterono che non avevano avuto alcun cliente interessato. Peccato che avessi preso ben due provvedimenti per salvaguardarmi (ripeto, giovane ma non fesso):

  1. Ogni installazione avrebbe effettuato un collegamento verso il mio server, a cui avrebbe inviato qualche statistica di utilizzo (nessuna violazione di dati personali). Ne avevo già cinque che contattavano, quotidianamente, il mio server
  2. Avevo, volutamente, inserito delle imprecisioni nelle specifiche.

Dopo mesi, lanciarono un altro servizio, con nome diverso. Mi dissero che non era quello che avevo realizzato io, ma una cosa che avevano creato internamente basandosi sulla mia idea ma ricreandola da zero. Peccato che sia le imprecisioni nelle specifiche che i collegamenti verso il mio server avvenivano anche da questo nuovo servizio. Era una copia del mio, ma avevano inventato tutto questo, immagino, per non dovermi riconoscere nulla.

Decisi di muovermi. Parlai con l'Avvocato (amico-di-amico, dunque speravo affidabile, per lo meno di fronte al fatto compiuto). Inutile dire che mi scoraggiò, dimostrando di non essere certo un uomo di legge ma una sorta di prostituta a servizio dei suoi amici: "Le spese sarebbero elevate, dovresti chiamare un perito e farti seguire da un avvocato, in quanto io, puoi immaginare, non posso certo andare contro il mio amico. Lascia perdere.". Chiesi semplicemente un intervento, in nome dell'amico-di-amico che ci aveva messi in contatto, per sbrogliare un minimo la faccenda. Se ne lavò le mani, quasi dicendo che stavo inventando tutto per ottenere un profitto.

Decisi di lasciar perdere e guardare avanti, senza distruggermi il fegato su queste cose.

Oggi, dopo quasi 10 anni, mi è capitata tra le mani la pubblicità ancora di quel servizio, ancora con quelle imprecisioni, che l'azienda fornisce ancora. Un sorriso amaro, ed ecco questo articolo sul blog , che avrei volentieri scritto molti anni fa ma che, per evitare beghe o di rovinarmi la giornata con una cosa ancora fresca, ho fin ora evitato.


  1. dd if=/dev/zero of=/dev/sda 

Ci vogliono ingabbiare

Gabbia Un titolo d'effetto per un argomento altrettanto d'effetto: ci vogliono ingabbiare, e vogliono che sembri una nostra scelta deliberata.

Leggo che Microsoft ha deciso di far scaricare automaticamente Windows 10 agli utenti delle versioni precedenti del proprio sistema operativo, pur non forzandoli ad installarlo.

Leggo che Windows 10 ha delle condizioni di licenza molto nebulose per quanto concerne la privacy dei propri utenti e si sarebbe messa in condizioni di cancellare arbitrariamente contenuti ritenuti inadatti, se trovati nei dischi degli utenti.

Già da tempo, Google può analizzare e cancellare contenuti e programmi presenti nei terminali Android se ritenuti pericolosi. Chiede però l'autorizzazione a farlo (come se questo possa fare alcuna differenza).

Apple, nel settore mobile, ingabbia i propri utenti mobili già da un pezzo, non permettendo l'installazione di software che non passi attraverso i suoi canali. E no, non parlatemi di Jailbreak. L'ultimo baluardo di libertà, in casa loro, resta il computer, il Mac. Ma per quanto? Stanno iOS-izzando anche i Mac.

I dati di vendita parlano chiaro: i computer, intesi come li abbiamo sempre conosciuti, vendono sempre meno. L'utenza non li vuole più, o almeno così ci dicono. Avere a che fare con tastiera e mouse quando si può toccare uno schermo, dover installare manualmente i programmi, andarli a cercare, quando si può aprire una applicazione installata già all'acquisto e scegliere cosa più ci aggrada?

L'utenza si è impigrita. Oppure sono i produttori che vogliono spingerci verso un modello sempre più sigillato, legato al produttore e alla piattaforma, ad una obsolescenza programmata controllata dagli esperti di marketing più che dagli ingegneri progettisti e dalle reali necessità degli utenti?

Da sempre, ho considerato i dispositivi prevalentemente touch (tablet compresi) come dispositivi di consultazione, mentre i computer sono dispositivi adatti anche alla produzione di contenuti. Provate a programmare su un iPad, oppure scrivere un libro. Non di certo impossibile, ma molto, molto scomodo. Dispositivo invece adatto se lo scopo è leggere il giornare, gestire la Timeline di Facebook, scattare e pubblicare subito qualche foto. Piccole cose, insomma, che ci lasciano nei giardini dorati dei gestori dei servizi (i social network, produttori di Sistemi Operativi mobili, ecc.)

Continuiamo, dunque, a vivere e operare nell'ambiente che qualcuno ha predisposto per noi e su cui vuole un controllo totale. Vogliono sapere dove siamo, cosa facciamo, chi conosciamo, cosa ci piace e cosa non ci piace, e tutta una serie di dettagli sulle nostre vite e su quelle di coloro che ci circondano.

Vogliono creare quello che io chiamo l'effetto Facebook1, creandoci un mondo da cui non possiamo fuggire e in cui dobbiamo necessariamente rispettare le loro regole. Per contratto, per accordi, per policy, dandoci ad intendere che tutto ciò verrà fatto per la nostra sicurezza.

Vogliono dunque, man mano che il tempo passa, abituarci a servizi che richiedono l'intervento delle loro App, il controllo dei nostri dati. Pena la mancata fruizione del servizio. Si arriverà (ci siamo già arrivati, se le informazioni che leggo su Windows 10 sono corrette) al punto di non essere più padroni di nulla, all'interno delle nostre apparecchiature elettroniche.

Alcuni potrebbero obiettare: ma Android è Open Source!. Non lo è del tutto, lo è solo la base. E l'utente medio non lo prenderebbe neanche in considerazione se non ci fossero il Play Store, Google Maps, l'App di Facebook (che chiede l'autorizzazione a usare anche i sensori fecali del telefono, per sapere quando siamo seduti sul WC), insomma tutto l'ecosistema che trova preinstallato nei dispositivi appena acquistati. Installando Cyanogenmod, vanno poi subito ad installare le Google Apps.

Siamo dunque nel bel mezzo di un processo epocale, iniziato alcuni anni fa e ora in pieno sviluppo. Ci hanno provato molto tempo fa, col TPM, che però non è riuscito a prendere piede, per lo meno nell'immediato. E dietro la lotta alla pirateria e al controllo della sicurezza del proprio computer, c'è un progetto di controllo globale dei nostri dati, delle nostre abitudini, delle nostre vite (almeno parzialmente).

Ciò che mi fa sorridere, e chiudo con questa piccola osservazione, è che siamo tanto attenti alle norme sulla privacy, ci irritiamo se entriamo in una zona videosorvegliata e non abbiamo preventivamente visto il cartello che ce lo dice, salvo poi essere continuamente tracciati, osservati, spiati da aziende esterne che hanno tutto l'interesse a farlo. Oppure siamo noi stessi a rivelare al mondo i fatti nostri, tramite i Social Network, solo per puro spirito di vanità.

Mark Zuckerberg e gli altri ideatori di Social Network hanno capito tutto: non devi chiedere alla gente di dirti i fatti propri, devi fare in modo che sia la gente a volerteli dire. E nessuno ne è immune: chi pubblica foto dei figli, chi dei cani o dei gatti, chi dell'auto o della nuova acconciatura, in un modo o nell'altro abbiamo tutti qualcosa che siamo fieri di mostrare al mondo. E questo, purtroppo, loro l'hanno capito.


  1. La gente è portata a credere che Facebook sia uno spazio pubblico e libero, ma non è così: è uno spazio di proprietà di una azienda americana, che ha il diritto di appropriarsi dei contenuti che pubblichiamo e di usarli a proprio piacimento senza riconoscerci nulla, ha il diritto di sbattere fuori chi vuole e di imporre le regole che preferisce. 

Da Pelican a Nikola

Nikola

Dopo tutto il bene che ho detto di Pelican, credo che qualcuno rimarrà sorpreso nel leggere un articolo del genere, così come sarà rimasto sorpreso chi ha visto cambiare motore del Blog, di nuovo e dopo pochi giorni. La domanda che potrebbe sorgere spontanea è: perché?

La mia risposta: perché si può, perché si vuole, perché si deve provare tutto. E, visti i risultati, ho deciso di tenere Nikola come motore di generazione del blog.

La scelta di Nikola come compilatore (mi piace pensarlo così) è dettata non da problemi con Pelican, ma da alcuni vantaggi che Nikola stesso mi ha mostrato.

Farò dunque un rapido e non esaustivo elenco delle ragioni che mi hanno spinto a usare Nikola:

  • Entrambi sono in Python - pari
  • Entrambi installabili via pip in un virtualenv - pari, anche se Pelican ha molte meno dipendenze
  • Pelican ricalcola ogni volta tutto, ricreando tutti i file. Ci sono delle opzioni di caching, ma non mi hanno dato risultati entusiasmanti. Nikola, al contrario, ricostruisce solo ciò che è stato modificato e le relative dipendenze, in maniera molto rapida. Essendo un generatore statico, anche se c'è da aspettare un minuto in più quella volta che viene fatta una modifica non è che sia la fine del mondo, ma le ottimizzazioni ci stanno sempre bene - Nikola
  • Pelican genera solo i file .html. Per sitemap e le versioni in gzip degli articoli (utile per minimizzare i tempi di trasferimento), c'è da installare qualche plugin. Non che sia un problema, ma è bello trovare tutto pronto e coerente. Inoltre è potenzialmente meno pericoloso in fase di aggiornamento. - Nikola
  • Nikola supporta Pandoc e moltissimi formati di input. Io utilizzo, al momento, il Markdown, ma non escludo di imparare altro. - Nikola
  • L'importazione da WordPress è più completa. Per importare da Pelican, infatti, ho utilizzato il dump che avevo effettuato e reinserito i nuovi articoli. Pur interpretando entrambi il Markdown, hanno un formato leggermente diverso. Mi è piaciuto il fatto che è andato a pescarsi le immagini dal sito originale e se le è copiate internamente. Ho dovuto comunque provvedere a fare alcune modifiche. - Nikola
  • Nikola supporta internamente le redirezioni, per cui mi ha creato autonomamente una mappa dal vecchio formato WordPress al nuovo. Gli articoli sono dunque automaticamente ancora raggiungibili senza fare alcuna modifica nel file .htaccess - Nikola
  • Supporta nativamente i pretty urls, ovvero la rimozione del .html dall'URL stesso. In teoria, a livello SEO, non dovrebbe fare alcuna differenza, e su Pelican è fattibile tramite .htaccess, ma è bello trovare tutto fatto in automatismo. In pratica, Nikola crea delle directory col nome (slug) dell'articolo e ci infila dentro un index.html. I browser, quindi, caricheranno automaticamente l'index quando verrà richiesta la directory. - Nikola
  • Sembra produrre, di base, un sito più SEO-friendly. - Nikola
  • La simpatia dello sviluppatore. Sarà per la sua radice latina, si ha sempre la percezione di leggere qualcosa scritta da una persona solare e simpatica. - Nikola

Ho dunque deciso di mettere online il sito prodotto da Nikola, addirittura col tema grafico di base (non mi dispiace).

Se continuerei a consigliare Pelican? Decisamente sì, non vedo ragioni per cui non debba essere utilizzato. Suggerisco quindi di provarli entrambi.

Un assaggio di Windows Phone

Introduzione

Windows-Phone-8Lo so, chi mi conosce bene starà pensando che sia andato fuori di testa. Che stia rinnegando il mio passato (tipo questa esternazione, o questa)? No, semplicemente ho sempre preferito pormi di fronte alle novità con spirito critico e, per quanto umanamente possibile, oggettivo. A volte sono riuscito nell'impresa, altre ho miseramente fallito. Eppure ogni tentativo ha portato qualcosa di nuovo nel mio universo personale, sia essa stata un'esperienza positiva oppure negativa.

Molti, me compreso, sono convinti che Microsoft abbia beneficiato per troppi anni di una posizione dominante. Ha avuto il pregio di portare i computer a casa di moltissime famiglie e il difetto di convincerle che è normale che dopo un po' si scassi tutto, richiedendo una reinstallazione. O, negli anni in cui si parlava di Wintel, di rendere obsoleto un computer in meno di due anni, proponendo software e sistemi operativi talmente pesanti da richiedere molta più potenza computazionale di quanto le macchine medie dell'epoca potessero permettersi di offrire.

Ha avuto il pregio di sfornare sistemi operativi tutto sommato dignitosi (come l'immortale XP), altri da dimenticare (Windows 98 Millennium Edition, direi anche le prime release di Vista). Software di buon livello (la suite Office, volendo essere oggettivi, non è fatta male, mettendo per una volta da parte il discorso Libre/OpenOffice). Tutto sommato, fa parte della scena informatica mondiale da molti anni e ci resterà ancora.

Dopo anni di Nokia ho scoperto il meraviglioso mondo Blackberry. Poi, pian piano, mi sono avvicinato prima ad un acerbo Android, per poi scoprire con piacere l'universo iPhone (dopo averlo massacrato...un 2G, un 3G e un 4), per poi tornare ad un più maturo Android (ma non avevo più voglia di aggiornare il blog :) ). Sono rimasto su Android. Samsung Galaxy S2, Galaxy Nexus, una serie di piccoli Android qwerty che sono sempre stati lenti e poco stabili, Nexus 4, LG G2 (unico Smartphone duratomi, ad oggi, quasi due anni e ancora saldamente nella mia tasca).

Dopo la "morte" del Nexus 4 (probabilmente non è morto, basterebbe smontarlo e sistemare un paio di cose), ho dovuto trovare un sostituto per il telefono di lavoro. Android economici decenti non ce ne sono (e poi ero tentato da altro), un altro iPhone proprio no, per cui ho pensato di prendere in considerazione un terminale appena uscito: Microsoft Windows Phone 640 XL. Un buono schermo, una buona fotocamera, un costo decisamente contenuto, batteria di lunga durata. E poi, male che va, si torna ad Android.

Il mio primo Windows Phone

Acquistato, portato a casa. Aperta la (scarna) confezione, ho subito avuto la sensazione di plastiche non da modello premium ma di buona qualità. Non c'è più scritto, ma ho di nuovo la percezione di avere in mano un caro e vecchio Nokia. Inserite SIM, batteria e una microSD da 16 GB che avevo in giro per casa, ho acceso il telefono. Sono rimasto subito piacevolmente sorpreso dalla qualità dello schermo. Una risoluzione non eccelsa, ma più che sufficiente.

Prime impressioni

La prima configurazione è stata semplice e rapida, mi sono collegato all'account Hotmail che ho da una vita (e che non uso mai, a parte quelle due volte l'anno che accendo la XBox 360), ho importato i contatti di Google senza alcun problema e ho iniziato subito a telefonare. Ottimo audio, ottima ricezione. Ma, soprattutto, ottima sensazione di utilizzo. Immaginavo un'interfaccia confusionaria, invece è logica e pratica. Ciò che però mi ha più meravigliato è la velocità di sistema. Mai un rallentamento, mai un impuntamento, mai un problema di alcun genere. Mai un crash, mai un problema. Niente di niente.

La fotocamera

Ho iniziato a fare qualche foto, nelle varie condizioni di luce. Il risultato è stato sbalorditivo: eccelse, ben bilanciate. Forse in alcuni casi il software ha un po' ecceduto con i colori, ma il risultato è sempre notevole. Ah, cara vecchia Nokia! Ricordo ancora quando usavo il N95 come fotocamera al posto della Kodak, con eccellenti risultati!

Il mio secondo Windows Phone

Decisamente soddisfatto, dunque, ma la costante percezione è rimasta di non avere in mano un top di gamma. Per una cifra del genere, sarebbe stato impossibile. Ma con un'idea in mente: alla prima buona offerta, avrei preso un top di gamma con Windows Phone. Per paragone, per varietà, per avere sempre a portata di mano le varie tecnologie e non trovarmi impreparato se un cliente dovesse chiedermi di configurare la mail in push su un Lumia, ad esempio.

Pochi giorni dopo, neanche a dirlo, hanno messo in offerta il Lumia 930. Top di gamma a prezzo buono perché ormai un po' datato, con caratteristiche hardware paragonabili al LG G2, 32 GB di memoria interna. Proviamo.

Considerazioni su Windows Phone

Sono ormai passati più di due mesi, e posso fare un resoconto generale sulla faccenda. Nel complesso, è un ottimo sistema operativo mobile.

Farò un rapido elenco, mettendo +, - o = rispettivamente indicando ciò che mi piace, non mi piace o che mi lascia indifferente.

  • + Il sistema operativo è snello e sufficientemente stabile. Ogni tanto va riavviato (è pur sempre Windows, no?) per risolvere alcuni apparentemente stupidi malfunzionamenti (volume, wifi, ecc.), ma di rado.

  • - Ha un multitasking castrato, stile iPhone. Non gradisce il mettere in background troppa roba e consente alle applicazioni di fare qualcosa quando disattive solo se connesso alla corrente elettrica e se la batteria è carica oltre il 90%, nonché a schermo spento da qualche minuto. La sincronizzazione ownCloud in tempo reale delle foto non è proprio in tempo reale, per cui devo lasciare la wifi attiva durante la notte, altrimenti rischio che non vengano caricate. Questo, probabilmente, per risparmiare batteria.

  • + Accensione e spegnimento rapidi. Ma alla fine, oggi, chi accende e spegne più lo Smartphone di notte? Magari lo si mette in modalità aereo.

  • + Suona forte e suona bene, ha un ottimo volume di uscita dalle cuffie, utile per collegare Spotify in auto. Il 640, però, suona più forte.

  • + Ha una fotocamera da sogno. Ovviamente parlando di un cellulare, s'intende. Satura molto i colori (forse troppo, ma a me piace), ha comunque tutta una serie di impostazioni regolabili dall'applicazione fotocamera stessa. Davvero, fare delle foto con questo Lumia e rivederle dà delle belle soddisfazioni, visto anche lo stabilizzatore ottico.

  • = Cortana funziona dignitosamente. Forse Google Now, almeno in Italia, è più avanti, e funziona anche sul mio LG G Watch R (di cui parlerò in uno dei prossimi articoli)

  • + La qualità costruttiva è ottima, la percezione che ne ho avuto di gran lunga superiore rispetto a qualunque altro Smartphone abbia mai maneggiato.

  • + Ha un ottimo schermo. Si vede benissimo a qualunque condizione di luce.

  • + Batteria eccellente. Non usandolo molto (ma connesso in 4G), arrivo a sera ancora col 70% circa di batteria residua. E anche usandolo molto, ad esempio facendo un centinaio di foto in una giornata, non scendo mai sotto il 50%. Lo carico ogni sera, ma non sarebbe necessario. Questo è il più grande vantaggio, a mio avviso, dei WP rispetto alla concorrenza: non c'è bisogno di vivere sempre alla ricerca di una fonte di energia.

  • - E qui arriva la nota dolente: le applicazioni disponibili.

Il problema delle applicazioni

Diciamo le cose come stanno, senza falsi moralismi: la fortuna degli Smartphone (o, meglio, del sistema operativo base dello Smartphone) è data dalla qualità delle applicazioni disponibili per la piattaforma stessa. Ho sempre considerato stupido il misurare il successo di un OS mobile in base al mero numero di applicazioni presenti nello Store di pertinenza, ma allo stesso tempo su Windows Phone siamo messi davvero male.

A volte, ho la sensazione di essere tornato a quando, nel tecnologicamente lontano 2010, scrivevo che la forza di iPhone, rispetto ad Android, fosse il numero e il livello di App disponibili. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, e Android ha decisamente recuperato tutto lo svantaggio iniziale. Windows Phone, in questo, è decisamente indietro: alcune App hanno la versione "ufficiale", ma molto spesso decisamente indietro e meno avanzate (Facebook in primis. la versione per Windows Phone, ad oggi, concilia le funzioni corporali, e sono stato gentile). Altre proprio non hanno una soluzione, altre ancora hanno dei programmi compatibili che solo in certi casi riescono ad essere all'altezza delle altre piattaforme. Per fare un esempio, l'App di controllo del Netatmo non consente di programmare la fine della modalità assente, mentre su Android lo effettua già da un pezzo.

C'è penuria di App, specialmente di qualità decente. E no, i numeri non contano. Lo Store è pieno di inutile spazzatura, probabilmente autogenerata da qualche bot gestito da Cortana nelle cantine di Redmond, che affolla inutilmente le schermate d'accesso.

Fortunatamente, qualcosa si sta muovendo: le Universal App di Windows 10 cominciano ad affacciarsi (es: Plex è stato recentemente aggiornato), pur avendo ancora Windows 8.1 sotto il cofano. Ci vorranno comunque anni e, presumo, molti sforzi commerciali per indurre i programmatori ad affiancare una buona, ma poco utilizzata piattaforma ai "due colossi" dei sistemi operativi mobili. Microsoft avrà la pazienza di attendere, o deciderà che la piattaforma mobile va abbandonata? Lo scopriremo col tempo, le mosse fatte per arrivare al concetto di un unico sistema operativo per tutti i dispositivi danno buone speranze.

Conclusioni

Windows Phone non mi dispiace affatto. È rapido, stabile, a mio avviso anche logico e ben strutturato. In alcune cose si vede che è ancora un po' acerbo, in altre sembra decisamente migliore della sua acerrima concorrenza. Deve ancora risolvere molti problemi, primo tra tutti quello del numero e della qualità delle App, ma ha il vantaggio di girare bene anche su telefoni di fascia molto bassa. Android, ad esempio, non ha questa prerogativa e chi prova un Android low-end rischia di etichettare tutto il mondo Android come negativo a causa dell'esperienza fatta con il suo terminale.

Consiglierei Windows Phone ad un utente medio? Decisamente sì.

Utilizzerei SOLO Windows Phone (quindi dismettendo un secondo terminale Android)? Decisamente no. Sia per le ragioni appena esposte, sia per il multitasking, sia per l'impossibilità di sincronizzare Chrome (assente su WP) tra computer e Smartphone.

Android, ad oggi, resta la mia piattaforma mobile preferita, pur avendo dei problemi, come l'autonomia, che ne minano il successo.